sabato 11 agosto 2012

Il futuro della provincia di Arezzo tra Firenze e l'area meridionale

AREZZO – Se la provincia di Arezzo dovesse essere abolita, è meglio un'aggregazione con Firenze piuttosto che con Siena e Grosseto in un ruolo subalterno: a sostenerlo è Luigi Scatizzi, capogruppo in consiglio comunale del Nuovo Polo per Arezzo. Pur sperando in un salvataggio della provincia, il consigliere propone due diverse soluzioni per il futuro del territorio aretino: o l'unione con Siena e Grosseto come provincia di riferimento per l'area-vasta meridionale, oppure l'accorpamento alla provincia di Firenze nell'area settentrionale.
«Fermo restando che Arezzo ha tutte le caratteristiche e le condizioni per rimanere una realtà autonoma - afferma Scatizzi, - se nel definire il suo nuovo assetto la regione Toscana decidesse di abolire la provincia aretina, ritengo che siano due le prospettive ideali per il nostro territorio: Arezzo deve essere riconosciuta come la capo-fila della Toscana meridionale o deve essere unita all'area fiorentina. Purtroppo la nostra provincia ha proprie peculiarità territoriali ed economiche che ne fanno realtà a sé stante, dunque in entrambi i casi l'accorpamento risulterebbe forzato e, per alcuni aspetti, insoddisfacente».
 La prima opzione prospettata riguarda l'inserimento di Arezzo come capofila delle province meridionali. «Rispetto a Siena e Grosseto abbiamo il capoluogo con il maggior numero di abitanti e la provincia con più imprese e partite Iva - continua il consigliere. - Da un punto di vista sociale ed economico non c'è dubbio che Arezzo sia la realtà più importante. Alla luce di questo, la nostra provincia merita di essere riconosciuta come il riferimento dell'area-vasta meridionale, mantenendo gli uffici e le strutture attuali in un'ottica di servizio alle imprese e ai singoli cittadini. Inoltre Siena ha già la responsabilità dell'area sanitaria ed ha il primato dell'università, dunque, anche per una corretta ripartizione di ruoli e di funzioni, Arezzo dovrebbe diventare la capofila di questa nuova realtà».
 Nel caso ciò non avvenisse, la seconda soluzione è drastica e fa riferimento all'unione con la provincia di Firenze. «Sicuramente la realtà economica e sociale aretina ha molti tratti in comune con quella fiorentina - conclude Scatizzi. - Oltre alla vicinanza e alla continuità territoriale garantita dal Valdarno, l'attività industriale e manifatturiera di Arezzo è simile a quella della Toscana settentrionale, dunque, se la nostra provincia dovesse perdere ogni significato, dovremmo privilegiare questa nuova situazione e accettare l'unione con il capoluogo regionale».

Arezzo, Sabato 11 Agosto 2012

Uffici Stampa EGV
 Dr. Marco Cavini
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