martedì 20 ottobre 2015

Lotta all'accattonaggio, non serve repressione ma prevenzione

AREZZO – La repressione dell'accattonaggio non può essere la soluzione dei problemi sociali di Arezzo. I Popolari per Arezzo esprimono la loro perplessità nei confronti dell'atto di indirizzo approvato dal consiglio comunale che chiede alla giunta di adottare provvedimenti amministrativi e sanzionatori nei confronti di tale fenomeno. Se realmente esiste ed è avvertita questa problematica, infatti, deve essere affrontata con più ampie e adeguate politiche sociali, non può essere liquidata con'azione sterile che fa clamore ma che alla fine non risolve la questione. Un aspetto importante, ad esempio, riguarda la definizione di accattonaggio che in un atto del genere dovrebbe essere chiarita in tutti i suoi termini, facendo distinzioni su quali siano i comportamenti da punire: al fianco degli atteggiamenti molesti, vi sono infatti tante situazioni di reale difficoltà che meritano ben altra attenzione e risposte da parte dell'amministrazione.
«Questo atto d'indirizzo - spiega Andrea Gallorini, presidente dei Popolari per Arezzo, - fa clamore per i termini in cui è stato presentato ma è inutile e non entra assolutamente nel merito della questione. Esistono leggi e regolamenti già vigenti in materia, dunque in sostanza si tratta solo di una mera azione di propaganda».
Il fenomeno dell'accattonaggio deve infatti essere studiato dalle radici, cioè dalle condizioni sociali ed economiche che portano al suo verificarsi. I Popolari per Arezzo sostengono allora l'esigenza di affiancare l'operato di organismi quali la Caritas, attivi nell'accoglienza e nel reinserimento, per sostenere chi è in difficoltà in un'ottica di carità cristiana. Diventa dunque necessario un dialogo per sviluppare un percorso condiviso con tutte quelle realtà aretine che si adoperano per assistere persone ai margini, portando sostegno a situazioni di povertà assoluta e relativa. La strada da seguire per le politiche sociali e del servizio è quella della collaborazione, facendo tesoro anche di esperienze positive già attive in città, come il dormitorio di San Domenico che da anni garantisce accoglienza, sicurezza e decoro urbano. Queste sinergie rappresentano l'unica strada per tutelare la dignità dei bisognosi e per evitare nuove forme di esclusione sociale. «Il Comune non può limitarsi esclusivamente ad un'azione di repressione - aggiunge Giovanni Grasso, vicepresidente dei Popolari per Arezzo, - ma ha il dovere di concentrarsi sulla prevenzione e sulle politiche affinché l'accattonaggio diminuisca. Non può essere fatta una mera distinzione tra bisognosi di serie A e bisognosi di serie B: il problema è complesso e l'amministrazione deve impegnarsi a gestirlo con azioni sociali in grado di fornire risposte alle problematiche economiche di singole persone o di intere famiglie».

Arezzo, martedì 20 ottobre 2015

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