mercoledì 28 giugno 2017

La palla ovale diventa strumento di integrazione per la disabilità

AREZZO – La palla ovale diventa uno strumento di integrazione e di accoglienza per chi ha disabilità. L'Arezzo Rugby ha avviato un corso rivolto a ragazzi con disabilità intellettive che hanno iniziato a giocare sui campi di via dell'Acropoli e che sono così diventati parte attiva del progetto sportivo della società aretina. Il primo nucleo di atleti è formato da Alessandro Cattaneo di trentun anni, Francesca Rivetti di ventotto anni ed Emanuele Travaglione di ventinove anni che, allenati da Simone Colangelo con il supporto della psicologa Jessica Grassi e di Marco Volpe, si trovano settimanalmente per fare attività motoria, per divertirsi e per muovere i primi passi nel rugby, vivendo occasioni di incontro e di confronto anche con i veri e propri giocatori della società.
Il progetto nasce dall'unione tra le competenze sportive dell'Arezzo Rugby, gli operatori sociali de "La casa di Anna" e i ragazzi con disabilità del comitato "Vita indipendente" che stanno vivendo un progetto di autonomia in vari ambiti quotidiani in cui è entrato ora anche il rugby. «Si tratta di un progetto di cui siamo orgogliosi - commenta Grassi. - Lo sport è un forte elemento di integrazione sociale perché permette a tutti, anche a chi ha disabilità, di giocare e di divertirsi: l'Arezzo Rugby ha accolto con entusiasmo questi ragazzi e sta favorendo l'incontro con i suoi atleti, dunque siamo pianamente soddisfatti del percorso che abbiamo avviato».
L'ambizione è ora di aumentare il gruppo di atleti con disabilità e, in futuro, di costituire una squadra in grado di scendere in campo in manifestazioni di Special Olympics, permettendo loro di vivere pienamente le emozioni del campo e degli spogliatoi. In questa prima fase, il lavoro svolto è prevalentemente motorio con esercizi con la palla per favorire la conoscenza dello sport, poi gli allenamenti diventeranno sempre più specifici sul rugby. «L'intero progetto - aggiunge Colangelo, - ha una forte finalità sociale, dal momento che utilizza il rugby come un'occasione di integrazione, di autonomia e di crescita individuale».

Arezzo, mercoledì 28 giugno 2017

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