AREZZO – Le politiche per l’integrazione
dell’amministrazione Ghinelli richiedono una maggior sensibilità. Ad affermarlo
sono i Popolari per Arezzo che ribadiscono la scarsa propensione all’interculturalità
dimostrata da tante decisioni e dichiarazioni della giunta comunale. L’ultimo
caso riguarda la scelta di chiudere la Casa delle Culture e di privare la
comunità di un servizio di informazione e di consulenza dedicato proprio agli
stranieri, con la motivazione dell’eccessiva incidenza economica di questa
struttura. I Popolari per Arezzo ribadiscono il loro invito a non interrompere
questa positiva esperienza di incontro e di coesione, ma a strutturare un bando
più sostenibile che possa mantenere questo punto di riferimento per tante
persone che fanno ormai pienamente parte del tessuto sociale di Arezzo, intensificando
inoltre i rapporti tra questi servizi e la commissione delle politiche sociali
del Comune.
«Non è la sola chiusura della
Casa delle Culture a creare dubbi - commenta Massimo Soletti dei Popolari
per Arezzo, - ma tutto un insieme di
proposte e di dichiarazioni che questa amministrazione ha avanzato sul tema dell’integrazione.
Non si tratta, infatti, di penalizzare alcuni singoli casi ma molto spesso di
disconoscere la dimensione familiare del fenomeno migratorio che contribuisce ad
una nuova presenza e percezione dello straniero».
Questa scarsa
sensibilità è dimostrata da decisioni come quella di porre il criterio di residenzialità
come strumento per i sostegni alla dimensione abitativa, dal semplice
contributo d'affitto alla più complessa assegnazione di alloggi popolari. Per
quanto riguarda la scuola, invece, i Popolari per Arezzo ricordano l’esclamazione
"bentornata normalità" del marzo 2016 per festeggiare una graduatoria
provvisoria delle scuole comunali dell’infanzia dove la grande maggioranza
degli aventi diritto aveva cittadinanza italiana, oltre alla più recente
volontà di introdurre un tetto riguardo alle presenze dei bambini stranieri per
classe. «Queste volontà più volte espresse
in tante dichiarazioni e da diversi membri della giunta - ricorda Soletti, -
non sono rivolte a chi si trova nel
nostro Paese di passaggio all'interno di un progetto d'accoglienza senza alcuna
certezza, ma a quella dimensione dell’immigrazione ormai stanziale, quotidiana
e lecita sul nostro territorio. Tali decisioni colpiscono le stesse famiglie e
ostacolano i percorsi di appartenenza di bambini che nascono nel nostro Paese o
che lo raggiungono in tenera età, dunque occorre una maggior sensibilità».
Arezzo,
venerdì 30 marzo 2018
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