AREZZO – Le ultime Paraolimpiadi di Londra hanno
dimostrato come lo sport possa rappresentare un importante veicolo di riscatto
sociale e di crescita personale, con numerosi atleti che, nonostante le
disabilità , sono riusciti a primeggiare nelle varie specialità . Tra le storie
più belle c'è senza dubbio quella di Cecilia Camellini, una nuotatrice cieca
capace di vincere due ori e due argenti. A
proposito di nuoto, anche ad Arezzo questo sport viene utilizzato da alcune
associazioni che lavorano con i disabili: il luogo che ospita tutte le attivitÃ
natatorie e acquatiche è il Centro Sport Chimera, una struttura che, con le sue
numerose vasche, permette di praticare le più disparate discipline.
Tra i
soggetti presenti all'interno del palazzetto del nuoto c'è la Crescere,
un'associazione che lavora con persone con disabilità intellettive (autismo,
disturbo dello sviluppo e disturbo nella comunicazione) applicando la
Terapia Multisistemica in Acqua (TMA), una metodologia volta al miglioramento
delle capacità cognitive, comportamentali, relazionali e senso-motorie. Attraverso
l'insegnamento del nuoto, la TMA permette al bambino di migliorare le relazioni
interpersonali, l'integrazione e la gestione delle emozioni, con l'obiettivo al
termine del percorso di inserirlo in un gruppo di pari: in quest'ottica è
importante la collaborazione con la Chimera Nuoto, chiamata ad individuare
nella propria scuola-nuoto il gruppo più adatto all'atleta.
La
seconda società è l'All Stars, un'associazione legata a "Special
Olympics" che vive lo sport e il nuoto come mezzi per favorire la crescita
personale, l'autonomia e la piena integrazione delle persone con disabilitÃ
intellettiva.
«Oltre all'attivitÃ
organizzata da queste associazioni - spiega Marco Magara, direttore tecnico
del Centro Sport Chimera, - ci sono tante
persone con disabilità che utilizzano le piscine in modo indipendente e per
raggiungere i più svariati obiettivi: in questo senso l'acqua è fortemente
terapeutica perché permette movimenti e gesti che nell'ambiente terrestre il
disabile non potrebbe vivere».
Arezzo,
Lunedì 5 Novembre 2012
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