AREZZO – Nelle ultime settimane il Comune di
Arezzo ha avviato i lavori per modificare, correggere e rielaborare il
Regolamento Urbanistico. Tra coloro che hanno maggiormente pressato la giunta
perché promuovesse questa fase di revisione c'è anche Luigi Scatizzi: nell'ultima
seduta del consiglio comunale, il capogruppo del Nuovo Polo per Arezzo ha
denunciato il fatto che il precedente documento, oltre ad essere estremamente
rigido e complicato, in molti passaggi risultasse poco attento ai bisogni dei
cittadini e delle imprese, con norme arbitrarie ed estranee alla reale
situazione aretina.
«Il Regolamento Urbanistico non risponde ai bisogni della cittadinanza - spiega il consigliere. - Alla luce di questo, l'attuale processo di revisione non deve essere calato dall'alto ma deve trovare le proprie basi nel confronto e nelle esigenze dei cittadini e degli imprenditori, proponendo loro ciò di cui hanno realmente bisogno. Purtroppo in precedenza non è stato così e, di conseguenza, è mancato un progetto unitario per lo sviluppo della città con il Regolamento che si è limitato a trovare soluzioni per singole zone del territorio come l'Area Lebole o l'Uno-A-Erre, promuovendo grandi costruzioni dettate esclusivamente da logiche politiche e speculative».
«Il Regolamento Urbanistico non risponde ai bisogni della cittadinanza - spiega il consigliere. - Alla luce di questo, l'attuale processo di revisione non deve essere calato dall'alto ma deve trovare le proprie basi nel confronto e nelle esigenze dei cittadini e degli imprenditori, proponendo loro ciò di cui hanno realmente bisogno. Purtroppo in precedenza non è stato così e, di conseguenza, è mancato un progetto unitario per lo sviluppo della città con il Regolamento che si è limitato a trovare soluzioni per singole zone del territorio come l'Area Lebole o l'Uno-A-Erre, promuovendo grandi costruzioni dettate esclusivamente da logiche politiche e speculative».
L'esempio dell'Area Lebole serve a Scatizzi per
illustrare un altro dei punti deboli del precedente Regolamento, cioè la
progettazione di grandi opere totalmente estranee all'attuale contesto
economico locale. «L'economia aretina non
ha le risorse per affrontare costruzioni complesse - continua. - Se il Comune progetta tali opere è ben
consapevole che dovrà rivolgersi ad imprese extracittadine e che porterà
ricchezza e lavoro al di fuori di Arezzo. Meglio allora prevedere piccoli
interventi progressivi che possano essere sostenuti dalle aziende del
territorio, assicurando loro il lavoro e garantendo la continuità al sistema
economico locale».
Per aiutare l'imprenditoria aretina, Scatizzi ritiene
che sia necessario anche uno snellimento delle normative burocratiche,
lasciando maggiori margini di azione ai privati nel mettere in pratica le loro
iniziative. «L'urbanistica aretina è
frenata da un eccesso di burocrazia che distrugge l'iniziativa privata -
conclude il consigliere. - Chi progetta
qualcosa deve fare i conti con decine di vincoli, lacci e permessi che frenano
un'azione immediata e si protraggono per anni. I regolamenti comunali non devono
frenare il privato ma, al contrario, fornirgli nuovi stimoli: è anche da queste
iniziative che può ripartire l'economia locale».
Arezzo,
Domenica 16 Dicembre 2012
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