AREZZO – I patti parasociali che regolano
l'operato di Nuove Acque sono scaduti dal 2008. Da cinque anni, dunque, manca
un qualsiasi documento che chiarisca la gestione dell'ente e che indichi i
rapporti tra questo e le amministrazioni. Ad aver posto il problema nel corso
dell'ultimo consiglio comunale sono stati i Popolari per Arezzo che si sono
rivolti all'assessore competente Paola Magnanensi per chiederle di porre
rimedio a questo vuoto e di provvedere rapidamente ad un rinnovo dei patti
parasociali con Nuove Acque.
«I patti in
questione - spiega il consigliere Luigi Scatizzi, - sono gli accordi che regolamentano la governance e i comportamenti di
una società partecipata in vista di un interesse comune. La scadenza di questi
patti elimina le amministrazioni dalla gestione dell'azienda e toglie al
consiglio comunale ogni potere di indirizzo nei confronti di Nuove Acque, con
l'operato della società che diventa arbitrario e con un conseguente danno
all'intera cittadinanza che non vede tutelati i propri interessi. Alla luce di
tutto questo, ho chiesto all'amministrazione di ridefinire i patti parasociali
per riuscire così a recuperare il ruolo pubblico nella gestione di un bene
tanto prezioso come l'acqua».
Il primo passo della ridefinizione dei patti
parasociali dovrebbe vedere l'amministrazione comunale di Arezzo stringere
accordi con le altre amministrazioni pubbliche interessate dalla gestione di
Nuove Acque, diventando così lo snodo delle politiche dell'acqua sull'intero
territorio aretino. «La politica dell'acqua
- aggiunge Andrea Gallorini, presidente dei Popolari per Arezzo, - deve guardare esclusivamente al bene comune,
dunque deve poter tornare sotto il controllo pubblico: questo lo afferma la
legge e lo vogliono i cittadini con l'esito del referendum del 2011». In secondo luogo è anche opportuno procedere
a stipulare un nuovo patto parasociale con il socio privato. In questa azione l'amministrazione
non deve semplicemente rinnovare i precedenti accordi ma deve prevedere una
nuova governance di controllo e di gestione sulla società. Il privato, infatti,
deve limitarsi esclusivamente ad essere un socio operativo, gestendo la società
senza l'obiettivo del profitto come richiesto dallo stesso referendum. «L'amministrazione - conclude Gallorini,
- deve avere il ruolo di decisore politico
dei contenuti del patto parasociale. Negli accordi devono rientrarvi elementi di
ordine politico discussi dal consiglio comunale e approvati con l'obiettivo del
bene comune, anche e soprattutto per quello che riguarda la governance
dell'ente e la gestione dei costi richiesti al cittadino. L'amministrazione
deve sfruttare l'opportunità di rivedere questi patti parasociali scaduti per garantire
alla parte pubblica una maggior partecipazione nella gestione dell'azienda».
Arezzo,
giovedì 5 dicembre 2013
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