AREZZO – Il recupero degli edifici abbandonati e
degli immobili pericolanti sono al centro di una doppia interrogazione
presentata dai Popolari per Arezzo all'assessore ai lavori pubblici Franco
Dringoli. Il primo intervento fa riferimento alla pericolosità di alcuni
cantieri dell'area industriale La Sella tra via Romana e via Pieven Landi. In
questa zona sono infatti presenti edifici in costruzione ormai fermi da diversi
anni a causa del fallimento delle aziende edili, con "scheletri" lasciati
all'incuria da quasi un decennio segnalati e delimitati soltanto da una
recinzione in plastica. A pochi passi da queste costruzioni sono inoltre presenti
scavi per fondazioni che, abbandonati da tempo, sono divenuti veri e propri
stagni a causa delle recenti piogge, con una situazione di degrado e di
pericolo anche sotto il profilo sanitario.
Stimolati dai residenti, i Popolari
per Arezzo hanno dunque chiesto all'amministrazione chiarimenti sul futuro di
questa zona industriale.
«Alle
costruzioni abbandonate e agli scavi - ha spiegato il consigliere comunale
Luigi Scatizzi, - può accedere chiunque
con grande facilità perché l'unica protezione è assicurata da una semplice recinzione
in plastica, dunque l'area rappresenta un potenziale pericolo soprattutto per i
ragazzi. Con la nostra interrogazione abbiamo chiesto all'amministrazione
comunale se abbia già stimolato il Curatore Fallimentare a eseguire urgenti interventi
di messa in sicurezza della zona o, in alternativa, quali misure assumerà per garantire
decoro e dignità a questa importante area cittadina». Una palazzina
pericolosamente abbandonata si trova anche in via Fabroni, nel cuore del
quartiere di Saione. L'edificio in questione è l'ex sede direzionale dell'Asl 8
che, dopo il trasferimento degli uffici in via Curtatone, giace inutilizzato e in
una condizione di precarietà che ha costretto a chiuderne l'ingresso con alcune
barriere che, tuttavia, non impediscono il transito dei pedoni e la sosta delle
auto. La proposta mossa dai Popolari per Arezzo alla giunta comunale è di
attivarsi per verificare la stabilità dell'immobile e, soprattutto, per
recuperarlo con l'obiettivo di ricavarne abitazioni di tipo popolare da
assegnare a famiglie in difficoltà. «Abbiamo
richiesto - spiega Giovanni Grasso, vicepresidente dei Popolari per Arezzo,
- di contattare la proprietà
dell'immobile per trovare un accordo che permetta di utilizzare l'edificio per scopi
sociali, ricavandone alloggi per famiglie in difficoltà o soggette a sfratto
esecutivo».
Arezzo,
sabato 1 marzo 2014
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