AREZZO
– Il futuro della pesca
è a rischio. L'Arci Pesca Fisa di Arezzo, associazione attiva sul territorio da
oltre quarant'anni, rinnova la propria preoccupazione per la difficile
situazione vissuta dalla propria attività che ha attualmente perso ogni
riferimento istituzionale e, soprattutto, che rischia di rimanere priva di risorse
economiche. Fino allo scorso anno, infatti, tutte le politiche relative alla
pesca erano di competenza delle amministrazioni provinciali e della polizia
provinciale ma, in seguito alla riforma, è rimasto un vuoto che non è stato
colmato. Il riordino istituzionale da parte della Regione Toscana, infatti, non
ha ancora definito il futuro della pesca, dunque in questo momento una serie di
funzioni, dal controllo dei fiumi all'attività sportiva, non risultano
assegnate. Le associazioni provinciali si sono dunque trovate senza fondi e
nella difficoltà di portare avanti nuovi e vecchi progetti. Un esempio è
fornito proprio dall'Arci Pesca Fisa nella gestione dell'impianto ittiogenico
di Carda, la struttura della Provincia di Arezzo dedicata alla produzione e
all'allevamento di tutte quelle trote utilizzate per ripopolare i fiumi e i
torrenti dell'intero territorio locale: da oltre un anno, l'associazione non
riceve le risorse necessarie per il mantenimento di questo progetto.
«Chiediamo alla Regione Toscana di fare
chiarezza sul futuro della pesca - spiega Alfredo Rondoni, presidente
dell'Arci Pesca Fisa di Arezzo. - La
passione di centinaia di pescatori merita rispetto: occorre che la nuova legge
regionale indichi chiaramente l'istituzione che ha competenza in materia di
pesca perché, dopo oltre un anno, ancora non sappiamo come muoverci, a chi
rivolgerci e quali risorse ci verranno destinate. Chiediamo di avere risposte
certe e in tempi rapidi».
L'Arci Pesca Fisa e le altre associazioni, tra
l'altro, svolgono un importante lavoro di controllo e di tutela del territorio
e dell'ambiente fluviale, lavorando a stretto contatto con la polizia
provinciale attraverso il servizio volontario di vigilanza ittica. Questa
sinergia ha permesso nel corso degli anni di garantire la legalità
nell'attività portata avanti dai singoli pescasportivi, il costante
monitoraggio dei fiumi e la possibilità di denunciare eventuali problematiche ambientali,
ma nell'attuale condizione si trova fortemente in discussione. «Abbiamo svolto un servizio di
"sentinelle del territorio" - aggiunge Rondoni, - e abbiamo acquisito un bagaglio di conoscenze
che merita attenzione. Le stesse guardie provinciali, purtroppo, stanno vivendo
una situazione professionale di incertezza verso cui esprimiamo solidarietà, ma
allo stesso tempo ci auguriamo che questa sinergia tanto preziosa possa essere
tutelata e che la pesca possa essere salvata».
Arezzo,
mercoledì 18 novembre 2015
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