AREZZO
– La repressione dell'accattonaggio
non può essere la soluzione dei problemi sociali di Arezzo. I Popolari per
Arezzo esprimono la loro perplessità nei confronti dell'atto di indirizzo
approvato dal consiglio comunale che chiede alla giunta di adottare
provvedimenti amministrativi e sanzionatori nei confronti di tale fenomeno. Se
realmente esiste ed è avvertita questa problematica, infatti, deve essere
affrontata con più ampie e adeguate politiche sociali, non può essere liquidata
con'azione sterile che fa clamore ma che alla fine non risolve la questione. Un
aspetto importante, ad esempio, riguarda la definizione di accattonaggio che in
un atto del genere dovrebbe essere chiarita in tutti i suoi termini, facendo
distinzioni su quali siano i comportamenti da punire: al fianco degli
atteggiamenti molesti, vi sono infatti tante situazioni di reale difficoltà che
meritano ben altra attenzione e risposte da parte dell'amministrazione.
«Questo atto d'indirizzo - spiega Andrea
Gallorini, presidente dei Popolari per Arezzo, - fa clamore per i termini in cui è stato presentato ma è inutile e non
entra assolutamente nel merito della questione. Esistono leggi e regolamenti
già vigenti in materia, dunque in sostanza si tratta solo di una mera azione di
propaganda».
Il fenomeno dell'accattonaggio deve infatti
essere studiato dalle radici, cioè dalle condizioni sociali ed economiche che
portano al suo verificarsi. I Popolari per Arezzo sostengono allora l'esigenza
di affiancare l'operato di organismi quali la Caritas, attivi nell'accoglienza
e nel reinserimento, per sostenere chi è in difficoltà in un'ottica di carità
cristiana. Diventa dunque necessario un dialogo per sviluppare un percorso condiviso
con tutte quelle realtà aretine che si adoperano per assistere persone ai
margini, portando sostegno a situazioni di povertà assoluta e relativa. La
strada da seguire per le politiche sociali e del servizio è quella della
collaborazione, facendo tesoro anche di esperienze positive già attive in
città, come il dormitorio di San Domenico che da anni garantisce accoglienza, sicurezza
e decoro urbano. Queste sinergie rappresentano l'unica strada per tutelare la
dignità dei bisognosi e per evitare nuove forme di esclusione sociale. «Il Comune non può limitarsi esclusivamente ad
un'azione di repressione - aggiunge Giovanni Grasso, vicepresidente dei
Popolari per Arezzo, - ma ha il dovere di
concentrarsi sulla prevenzione e sulle politiche affinché l'accattonaggio
diminuisca. Non può essere fatta una mera distinzione tra bisognosi di serie A
e bisognosi di serie B: il problema è complesso e l'amministrazione deve
impegnarsi a gestirlo con azioni sociali in grado di fornire risposte alle
problematiche economiche di singole persone o di intere famiglie».
Arezzo,
martedì 20 ottobre 2015
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