AREZZO – Qual è l’eredità lasciata alla città
dall’attuale amministrazione nel campo delle politiche sociali? A muovere la
domanda sono i Popolari per Arezzo che, a tre anni e mezzo dalle elezioni,
esprimono insoddisfazione e critica nei confronti dell’attuale assessorato che ritengono
caratterizzato da improvvisazione e ricerca di facile consenso. L’associazione,
infatti, ha stilato una serie di gravi mancanze nell’operato sociale che trova
l’ennesima conferma nella scarsa chiarezza relativa all’utilizzo dei 235.000
euro destinati al contrasto all’emarginazione, senza precisare come
concretamente l’amministrazione intenderà affrontare le situazioni di povertà
assoluta che purtroppo negli ultimi mesi sono diventate anche tragici fatti di
cronaca.
«L’assessore - commenta
Massimo Soletti, - ha dichiarato azioni
fondate sulla presa in carico e il potenziamento delle capacità della persona.
Ma ciò non doveva già essere compito del dormitorio, il cui servizio avrebbe
dovuto essere seguito da recupero e reinserimento dei suoi utenti? Allora cosa
è stato fatto fino ad ora?».
Tra
i progetti sociali legati ai fondi rientra l’implementazione di “Arezzo città
sicura e coesa”, annunciando nuovamente l’intervento di operatori di strada per
mappare le vie cittadine. I Popolari per Arezzo criticano l’utilità di questa
operazione e il suo dispendio di denaro, ricordando che una mappatura del
territorio già avviene in piena gratuità e professionalità da parte dei centri
di ascolto di alcune realtà di volontariato. L’attivazione di una maggior
sinergia e di un più forte confronto tra l’amministrazione e questi soggetti
permetterebbe di raggiungere lo stesso risultato, liberando così risorse per
servizi di assistenza quali il cohousing. «Come
non ricordare - continua Soletti, - la
consegna di oltre trecento questionari per i commercianti sulla percezione di
decoro indotta dalla presenza dei senza fissa dimora? A distanza di quasi due
anni ci chiediamo quali siano i risultati emersi da questa operazione a nostro
parere discriminatoria perché confondeva il disagio con il degrado».


Arezzo,
giovedì 17 gennaio 2019
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