AREZZO – Solidarietà e vicinanza ai dipendenti
di Banca Etruria che, così come i risparmiatori, hanno duramente pagato il
fallimento dell'istituto. In attesa di ottenere i tempi e le modalità degli
eventuali rimborsi, i Popolari per Arezzo chiedono di velocizzare i
procedimenti per individuare i responsabili del crac della banca e per fare
chiarezza sui passaggi che hanno portato alla liquidazione, scagionando di
conseguenza tutti coloro che non hanno colpe, in primis la gran parte dei dipendenti.
Sono passati cento giorni da quando la fine della vecchia Banca Etruria ha impoverito
centinaia di famiglie e, nonostante la situazione di estrema urgenza, ancora
non sono state fornite risposte adeguate alle due categorie maggiormente
colpite da questo triste epilogo, cioè risparmiatori e lavoratori.
Quest'ultimi, infatti, sono stati l'interfaccia della banca nelle relazioni con
i clienti e, per questo ruolo, si sono trovati a subire un clima di avversione
e di protesta per decisioni e responsabilità spesso non loro.
La cattiva
politica e la gestione inefficiente ai vertici della banca, infatti, sono le
sole cause di questo triste ed esemplare epilogo, dunque dipendenti e
risparmiatori non possono restare il capro espiatorio per distogliere l'attenzione
dai veri responsabili. «In questa clima
di sfiducia e di disperazione - commenta Andrea Gallorini, presidente dei
Popolari per Arezzo, - sono rientrati
pienamente anche i dipendenti che, come i risparmiatori, sono stati danneggiati
e trascinati in una situazione di grave incertezza. È paradossale che la
responsabilità sia ricaduta verso il basso e verso coloro che hanno posto la
loro professionalità al servizio dei cittadini. Occorre cambiare punto di vista
e superare questo clima di guerra per unire le forze e per procedere tutti
insieme verso il raggiungimento della giustizia».
Dopo tanti mesi restano ancora da chiarire le fasi che
hanno portato al fallimento, così come non è stata fatta luce sulle motivazioni
politiche della vicenda e sull'operato della Banca d'Italia che prima ha omesso
nel proprio ruolo di controllo e poi è intervenuta con misure drastiche. La situazione
di Banca Etruria, inoltre, è stata gestita in maniera diversa da come in
passato sono stati gestiti altri analoghi casi e ha trovato l'epilogo in modo
improvviso, senza prevedere vie alternative, senza ricapitalizzazioni e, ancor
più grave, senza il coinvolgimento dell'assemblea dei soci. Permangono infine
ancora numerosi punti oscuri come, ad esempio, i motivi dell'eccessiva svalutazione
delle sofferenze che ha eliminato una possibilità di recupero dei risparmi
azzerati, mentre non è spiegabile la retroattività delle norme riguardo alle
obbligazioni subordinate già collocate presso i risparmiatori che contraddice l'applicazione
della direttiva comunitaria. «Ci auguriamo - chiosa Gallorini, - che la fretta impiegata nel mettere in
liquidazione Banca Etruria sia ora seguita dalla fretta di fornire risposte
alle tante famiglie danneggiate dal fallimento».
Arezzo,
sabato 12 marzo 2016
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