AREZZO – 2.500 firme per
difendere i corsi di laurea nelle professioni sanitarie ospitati dalla città di
Arezzo. La raccolta di firme promossa dal corpo studentesco universitario si è
rivelata un vero e proprio successo che ha confermato l'insoddisfazione e il
desiderio degli aretini di opporsi alla scelta dell'ateneo di Siena di
riportare nella propria città i corsi e le lezioni dislocate in altre sedi. Le
facoltà che verranno dirottate verso il polo senese sono "Infermieristica",
"Tecniche di laboratorio Biomedico" e "Fisioterapia", tre
corsi che contano un totale di 225 studenti che risiedono per il 95% nella sola
provincia aretina. La principale conseguenza di questo accentramento è il fatto
che numerose lezioni verranno trasferite dalla sede di Arezzo a quella senese, con
tanti disagi economici e logistici per gli universitari e le loro famiglie. Gli
studenti di Infermieristica, ad esempio, in autunno dovranno frequentare il
polo di Siena, dividendosi tra il complesso del Laterino e la facoltà al
Policlinico delle Scotte. Questi spostamenti comporteranno una riduzione delle
ore di studio e una conseguente diminuzione della qualità formativa, ma
soprattutto rappresenteranno un aggravio economico per le famiglie che si troveranno
ad affrontare spese non preventivate al momento dell'iscrizione.
Infine esiste
il problema dell'inadeguatezza dei servizi pubblici che collegano le due città,
costringendo nella maggioranza dei casi a muoversi con il mezzo privato.
«La prospettiva di accentrare a Siena parte
delle attività didattiche ospitate finora dalla sede aretina - spiega
Giovanni Grasso, portavoce degli studenti, - è motivo di forte preoccupazione e rappresenta un inutile sacrificio
imposto agli studenti e alle loro famiglie, mettendo a repentaglio la stessa
sopravvivenza del polo universitario di Arezzo. È evidente che tale strategia
accentratrice scoraggerà le iscrizioni nei prossimi anni accademici e favorirà il
trasferimento presso le università di Firenze o Perugia». Il malcontento e
la mobilitazione messa in atto dagli studenti sono confluiti in una lettera
indirizzata al rettore dell'Università di Siena in cui è stato sottolineato
l'ingiusto trattamento riservato loro da parte dell'ateneo senese. Tra le
soluzioni proposte c'è il ricorso alla teledidattica, una forma di insegnamento
già adottata da altre università italiane in cui il docente interagisce con gli
studenti attraverso apparecchi informatici. Questa modalità potrebbe scongiurare
numerosi disagi e rappresentare un ulteriore passo verso la modernizzazione del
sistema didattico dell'intero ateneo. «Il
rettore ha il compito di individuare soluzioni al problema - conclude Jacopo
Barra, in rappresentanza del corpo studentesco, - rivedendo le scelte politiche di Siena, garantendo il diritto allo
studio e mantenendo elevata la qualità dei corsi aretini. L'università è un
vanto per la nostra città perché ha sempre formato professionisti qualificati e
competenti, dunque proveremo a difenderla e a far valere le nostre richieste
dimostrando una ferma unione tra studenti, famiglie e cittadinanza».
Arezzo, giovedì 5 giugno 2014
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