giovedì 5 giugno 2014

2.500 firme per salvare i corsi di laurea aretini

AREZZO – 2.500 firme per difendere i corsi di laurea nelle professioni sanitarie ospitati dalla città di Arezzo. La raccolta di firme promossa dal corpo studentesco universitario si è rivelata un vero e proprio successo che ha confermato l'insoddisfazione e il desiderio degli aretini di opporsi alla scelta dell'ateneo di Siena di riportare nella propria città i corsi e le lezioni dislocate in altre sedi. Le facoltà che verranno dirottate verso il polo senese sono "Infermieristica", "Tecniche di laboratorio Biomedico" e "Fisioterapia", tre corsi che contano un totale di 225 studenti che risiedono per il 95% nella sola provincia aretina. La principale conseguenza di questo accentramento è il fatto che numerose lezioni verranno trasferite dalla sede di Arezzo a quella senese, con tanti disagi economici e logistici per gli universitari e le loro famiglie. Gli studenti di Infermieristica, ad esempio, in autunno dovranno frequentare il polo di Siena, dividendosi tra il complesso del Laterino e la facoltà al Policlinico delle Scotte. Questi spostamenti comporteranno una riduzione delle ore di studio e una conseguente diminuzione della qualità formativa, ma soprattutto rappresenteranno un aggravio economico per le famiglie che si troveranno ad affrontare spese non preventivate al momento dell'iscrizione.
Infine esiste il problema dell'inadeguatezza dei servizi pubblici che collegano le due città, costringendo nella maggioranza dei casi a muoversi con il mezzo privato.  
«La prospettiva di accentrare a Siena parte delle attività didattiche ospitate finora dalla sede aretina - spiega Giovanni Grasso, portavoce degli studenti, - è motivo di forte preoccupazione e rappresenta un inutile sacrificio imposto agli studenti e alle loro famiglie, mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza del polo universitario di Arezzo. È evidente che tale strategia accentratrice scoraggerà le iscrizioni nei prossimi anni accademici e favorirà il trasferimento presso le università di Firenze o Perugia». Il malcontento e la mobilitazione messa in atto dagli studenti sono confluiti in una lettera indirizzata al rettore dell'Università di Siena in cui è stato sottolineato l'ingiusto trattamento riservato loro da parte dell'ateneo senese. Tra le soluzioni proposte c'è il ricorso alla teledidattica, una forma di insegnamento già adottata da altre università italiane in cui il docente interagisce con gli studenti attraverso apparecchi informatici. Questa modalità potrebbe scongiurare numerosi disagi e rappresentare un ulteriore passo verso la modernizzazione del sistema didattico dell'intero ateneo. «Il rettore ha il compito di individuare soluzioni al problema - conclude Jacopo Barra, in rappresentanza del corpo studentesco, - rivedendo le scelte politiche di Siena, garantendo il diritto allo studio e mantenendo elevata la qualità dei corsi aretini. L'università è un vanto per la nostra città perché ha sempre formato professionisti qualificati e competenti, dunque proveremo a difenderla e a far valere le nostre richieste dimostrando una ferma unione tra studenti, famiglie e cittadinanza».

Arezzo, giovedì 5 giugno 2014

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