AREZZO – In questa delicata
fase di commissariamento vissuta da Banca Etruria, la politica deve dimostrare
senso di responsabilità e capacità di ricostruire. Ad affermarlo sono le Acli
aretine che esprimono forti preoccupazioni per le sorti dell'istituto di
credito cittadino. Il pensiero è rivolto infatti al personale, ai
collaboratori, ai piccoli risparmiatori, alle imprese e, in generale, ad un
ente tanto importante nella storia di Arezzo ma il cui futuro appare oggi
incerto e imprevedibile perché legato alle dinamiche tecniche del
commissariamento. Questo nonostante che, nel corso degli anni, Banca Etruria abbia
lentamente perso il proprio ruolo di banca del territorio e per il territorio,
tradendo in parte quella storia e quella funzione a cui si erano ispirati i
suoi padri fondatori costruendone e rafforzandone la presenza, l'efficacia e il
successo. L'enorme passivo in cui versa la banca, gravato da sofferenze e
perdite, è il frutto di gestioni manageriali totalmente inadeguate e di scelte
spregiudicate che nel corso del tempo hanno progressivamente eroso il
patrimonio della banca allontanandola dalla sua naturale vocazione popolare e
facendola precipitare nel baratro.
«La
speranza delle Acli - spiega il presidente provinciale Stefano Mannelli, - è tutta riposta nella capacità dei
commissari di operare nell'interesse dell'istituto, procedendo ad una rapida
ricostruzione della struttura portante della banca e individuando finalmente i
responsabili di tale catastrofe. Tutto questo con l'obiettivo di riconsegnare
alla città quella fondamentale risorsa che una vera banca del territorio
rappresenta».
Nei mesi scorsi, gli amministratori locali e gli stessi
dirigenti di Banca Etruria hanno spesso ripetuto la necessità di trovare
soluzioni efficaci per fare fronte allo stato di criticità in cui l'istituto
versava e per provare dunque a salvaguardarlo. Le Acli rivolgono allora
un'ulteriore sollecitazione alla politica locale e a coloro che andranno a
contendersi la guida amministrativa della città perché si dimostrino capaci di
tornare ad esercitare quella funzione di controllo e di indirizzo nei confronti
di enti tanto preziosi ed importanti per il territorio, come le banche e i loro
consigli di amministrazione. «Arezzo e il
suo territorio - continua Mannelli, - stanno
perdendo risorse legate alla vita quotidiana dei cittadini e delle imprese, le
cui ricadute rischiano di incidere negativamente sullo sviluppo di una città che,
al contrario, deve tornare a guardare al futuro con autorevolezza e
determinazione. La politica deve mostrare senso di responsabilità e capacità di
costruire e progettare in maniera efficiente, lasciando da parte inutili e
sterili demagogie ma misurandosi nel solo ed unico interesse della città e dei
suoi cittadini».
Arezzo, venerdì
13 febbraio 2015
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