AREZZO
– Non si può confondere
la street art di grandi artisti internazionali e l'azione incivile dei graffitari
notturni. I Popolari per Arezzo scendono in campo a favore della principale
eredità lasciata da Icastica, cioè i murales in piazza del Popolo e in piazza
Fanfani, e rilanciano la loro idea già avanzata nel settembre 2015 di
utilizzare questa forma d'arte anche per riqualificare ulteriori zone in
degrado della periferia e del centro storico. Arezzo può oggi far vanto delle
opere di artisti quali Eron, Brad Downey, Sten e Lex che hanno operato anche in
altre città italiane e in numerose capitali europee, dunque i loro lavori
rappresentano un patrimonio da tutelare, da far crescere, da sfruttare in
chiave turistica e, soprattutto, da non denigrare.
Il maggiore esempio di tale potenzialità
è espresso da piazza del Popolo che, trascurata e abbandonata a se stessa, è
stata trasformata da parcheggio ad opera d'arte con un forte senso estetico,
recuperandone dignità e valore.
Anziché condannare tale percorso artistico,
l'amministrazione dovrebbe estenderlo anche ad altre zone della città con opere
che potrebbero avere importanti ricadute artistiche e sociali, fornendo un
senso estetico ad ulteriori aree in prossimità del centro storico e delle
periferie. Tutto questo, ovviamente, in armonia e pieno rispetto dell'identità
storica della città che non deve essere snaturata ma che può essere integrata
per riuscire, in parallelo, a promuovere turisticamente Arezzo anche attraverso
percorsi nuovi e originali. Al contrario, invece, sta emergendo ancora una
volta la difficoltà della città nel percepire i propri tesori e le proprie
potenzialità, una difficoltà che da sempre è testimoniata dalla fatica a
promuovere in maniera organica anche eccellenze riconosciute a livello mondiale
come Piero della Francesca o le opere vasariane. «Non é possibile paragonare e confondere la street art con gli incivili
graffiti che imbrattano le mura, i sottopassaggi o i treni - commenta
Massimo Soletti dei Popolari per Arezzo. - I
grandi artisti vanno valorizzati, mentre i graffitari vanno contrastati. Al di
là dei semplici gusti personali, l'arte deve essere considerata una forma d'espressione
e uno strumento di comunicazione capace di restituire un senso estetico a zone
altrimenti anonime e dimenticate, riversandovi l'interesse di appassionati e
curiosi. Associare opere del genere anche alle periferie deve e può essere
l'inizio di un progetto di recupero ben più ampio che possa fornire loro
un'identità e un germe di rilevanza turistica».
Arezzo,
lunedì 9 gennaio 2017
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