AREZZO – Un appello ai sindaci
dei comuni della provincia di Arezzo perché si impegnino a tutelare i diritti
dei cittadini e ad evitare ulteriori rincari del costo dell'acqua. La richiesta
arriva congiuntamente da una serie di associazioni e comitati del territorio
che si sono uniti per chiedere alle amministrazioni un atto di responsabilità
che le porti a farsi pienamente carico del loro ruolo di controllori del
servizio e a bloccare gli aumenti a carico di famiglie e imprese. Al fianco del
Comitato Acqua Pubblica Arezzo, a questa iniziativa hanno contribuito anche
Acli, Anaci, Arci, Federconsumatori, Lega Consumatori e Mcl, che si sono
mobilitate per protestare contro l'ulteriore rialzo previsto nelle prossime due
fatturazioni. Per recuperare oltre due milioni di euro è stato infatti previsto
un adeguamento retroattivo della tariffa di depurazione che porterà a un
aumento di 25 centesimi sui metri cubi consumati nel corso del 2012 e che
costringerà una famiglia media a pagare tra i 20 e i 40 euro in più rispetto al
normale consumo.
«I sindaci non possono
rimanere inerti di fronte a tutto questo - ha affermato Gianfranco Morini
del Comitato Acqua Pubblica. - Questo
nuovo rialzo è ingiustificabile perché le norme non consentono un aumento
retroattivo delle tariffe, dunque è giunto il momento che le amministrazioni si
facciano carico del problema e che inizino a tutelare i loro cittadini
impedendo questa arbitrarietà che grava sulle tasche di famiglie e imprese».
Nonostante la crisi economica, negli ultimi mesi si è verificato un aumento
delle tariffe venti volte superiore all'inflazione corrente e un inserimento in
bolletta del deposito cauzionale, calcolato sul consumo medio di un trimestre,
con prelievi dai 55 ai 100 euro per un'utenza domestica e fino a 2.000 euro per
artigiani, commercianti e altre attività produttive. Sul tema dell'acqua i
cittadini si sono già espressi in occasione del referendum del 2011 quando
dichiararono di essere contrari a privatizzare questo bene pubblico e
assegnarono a sindaci e amministratori locali il compito di agire per riportare
il servizio idrico aretino sotto la diretta gestione pubblica. Questa scelta
avrebbe dunque dovuto impedire al soggetto privato di continuare a trarre
profitti attraverso il mantenimento nella tariffa della remunerazione del capitale
investito. «La volontà dei cittadini è
stata tradita - hanno aggiunto Stefano Mannelli delle Acli e Pietro Ferrari
di Federconsumatori. - I consumi stanno
diminuendo a causa della crisi ma le bollette sono continuamente al rialzo:
questo dimostra come il soggetto privato sia intenzionato a guadagnare a
prescindere della quantità d'acqua effettivamente utilizzata e dagli
investimenti effettuati. Constatato che la società di gestione nell'ultimo
triennio ha conseguito utili di esercizio milionari (quasi 4 milioni netti nel
solo 2013), perché non sono stati effettuati giusti conguagli a rimborso degli
utenti per le maggiori tariffe del biennio 2012- 2013?».
Arezzo, martedì 14 ottobre 2014
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