«I sindaci non possono rimanere inerti di fronte a tutto questo - ha affermato Gianfranco Morini del Comitato Acqua Pubblica. - Questo nuovo rialzo è ingiustificabile perché le norme non consentono un aumento retroattivo delle tariffe, dunque è giunto il momento che le amministrazioni si facciano carico del problema e che inizino a tutelare i loro cittadini impedendo questa arbitrarietà che grava sulle tasche di famiglie e imprese».
Nonostante la crisi economica, negli ultimi mesi si è verificato un aumento
delle tariffe venti volte superiore all'inflazione corrente e un inserimento in
bolletta del deposito cauzionale, calcolato sul consumo medio di un trimestre,
con prelievi dai 55 ai 100 euro per un'utenza domestica e fino a 2.000 euro per
artigiani, commercianti e altre attività produttive. Sul tema dell'acqua i
cittadini si sono già espressi in occasione del referendum del 2011 quando
dichiararono di essere contrari a privatizzare questo bene pubblico e
assegnarono a sindaci e amministratori locali il compito di agire per riportare
il servizio idrico aretino sotto la diretta gestione pubblica. Questa scelta
avrebbe dunque dovuto impedire al soggetto privato di continuare a trarre
profitti attraverso il mantenimento nella tariffa della remunerazione del capitale
investito. «La volontà dei cittadini è
stata tradita - hanno aggiunto Stefano Mannelli delle Acli e Pietro Ferrari
di Federconsumatori. - I consumi stanno
diminuendo a causa della crisi ma le bollette sono continuamente al rialzo:
questo dimostra come il soggetto privato sia intenzionato a guadagnare a
prescindere della quantità d'acqua effettivamente utilizzata e dagli
investimenti effettuati. Constatato che la società di gestione nell'ultimo
triennio ha conseguito utili di esercizio milionari (quasi 4 milioni netti nel
solo 2013), perché non sono stati effettuati giusti conguagli a rimborso degli
utenti per le maggiori tariffe del biennio 2012- 2013?».
Arezzo, martedì 14 ottobre 2014
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