martedì 14 ottobre 2014

Associazioni e comitati aretini contro i rincari dell'acqua

AREZZO – Un appello ai sindaci dei comuni della provincia di Arezzo perché si impegnino a tutelare i diritti dei cittadini e ad evitare ulteriori rincari del costo dell'acqua. La richiesta arriva congiuntamente da una serie di associazioni e comitati del territorio che si sono uniti per chiedere alle amministrazioni un atto di responsabilità che le porti a farsi pienamente carico del loro ruolo di controllori del servizio e a bloccare gli aumenti a carico di famiglie e imprese. Al fianco del Comitato Acqua Pubblica Arezzo, a questa iniziativa hanno contribuito anche Acli, Anaci, Arci, Federconsumatori, Lega Consumatori e Mcl, che si sono mobilitate per protestare contro l'ulteriore rialzo previsto nelle prossime due fatturazioni. Per recuperare oltre due milioni di euro è stato infatti previsto un adeguamento retroattivo della tariffa di depurazione che porterà a un aumento di 25 centesimi sui metri cubi consumati nel corso del 2012 e che costringerà una famiglia media a pagare tra i 20 e i 40 euro in più rispetto al normale consumo.
«I sindaci non possono rimanere inerti di fronte a tutto questo - ha affermato Gianfranco Morini del Comitato Acqua Pubblica. - Questo nuovo rialzo è ingiustificabile perché le norme non consentono un aumento retroattivo delle tariffe, dunque è giunto il momento che le amministrazioni si facciano carico del problema e che inizino a tutelare i loro cittadini impedendo questa arbitrarietà che grava sulle tasche di famiglie e imprese».
Nonostante la crisi economica, negli ultimi mesi si è verificato un aumento delle tariffe venti volte superiore all'inflazione corrente e un inserimento in bolletta del deposito cauzionale, calcolato sul consumo medio di un trimestre, con prelievi dai 55 ai 100 euro per un'utenza domestica e fino a 2.000 euro per artigiani, commercianti e altre attività produttive. Sul tema dell'acqua i cittadini si sono già espressi in occasione del referendum del 2011 quando dichiararono di essere contrari a privatizzare questo bene pubblico e assegnarono a sindaci e amministratori locali il compito di agire per riportare il servizio idrico aretino sotto la diretta gestione pubblica. Questa scelta avrebbe dunque dovuto impedire al soggetto privato di continuare a trarre profitti attraverso il mantenimento nella tariffa della remunerazione del capitale investito. «La volontà dei cittadini è stata tradita - hanno aggiunto Stefano Mannelli delle Acli e Pietro Ferrari di Federconsumatori. - I consumi stanno diminuendo a causa della crisi ma le bollette sono continuamente al rialzo: questo dimostra come il soggetto privato sia intenzionato a guadagnare a prescindere della quantità d'acqua effettivamente utilizzata e dagli investimenti effettuati. Constatato che la società di gestione nell'ultimo triennio ha conseguito utili di esercizio milionari (quasi 4 milioni netti nel solo 2013), perché non sono stati effettuati giusti conguagli a rimborso degli utenti per le maggiori tariffe del biennio 2012- 2013?».

Arezzo, martedì 14 ottobre 2014

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