AREZZO – Il dormitorio
rappresenta una risposta concreta alle sempre più numerose situazioni di
bisogno che emergono ad Arezzo e, per questo motivo, la sua apertura deve
essere anticipata. A sostenerlo sono le Acli provinciali che, di fronte alla seconda
morte per strada in poche settimane, ritengono necessario dotare la città di
una struttura capace di fornire accoglienza e sostegno ai senzatetto per un
periodo dell’anno che non si limiti solo ai mesi più freddi tra dicembre e
aprile. I recenti fatti di cronaca hanno infatti sottolineato come l’urgenza
sociale non si riduca esclusivamente a questo ristretto lasso di tempo e hanno
fatto drammaticamente riflettere sulle problematiche abitative vissute da tante
persone, evidenziando l’esigenza di strutturare strategie politiche adeguate.
In questo senso, il dormitorio può essere una soluzione concreta perché
fornisce un riparo a chi vive situazioni di povertà e di solitudine, e allo
stesso tempo permette all’amministrazione di seguire e di monitorare i loro
eventuali percorsi di recupero e di reinserimento. Le Acli sono consapevoli che
la mancanza di risorse economiche e umane rende impossibile prevedere un
servizio capace di restare sempre attivo, ma avanzano l’esigenza quanto meno di
anticiparne l’apertura già dai primi giorni di novembre senza aspettare il
momento più critico dell’anno legato all’abbassamento delle temperature.
La necessità di
aumentare gli investimenti nelle politiche sociali è emersa anche dal dossier
“Arezzo negli scenari post-crisi” redatto nei mesi scorsi dall’Iref - Istituto
di Ricerche Educative e Formative di Roma per conto delle stesse Acli. Questo
documento analizza la situazione socio-economica aretina per individuare alcuni
ambiti su cui è necessario intervenire e, da uno studio degli anni passati, emerge
la debolezza della spesa sociale rispetto al resto della Toscana e dell’Italia in
favore di famiglie e minori, anziani, disabili, immigrati e nomadi, adulti in
stato di povertà e senza fissa dimora, e persone con problemi di dipendenza. Il
sociologo Cristiano Caltabiano che ha condotto la ricerca ha sintetizzato come
il sistema socioassistenziale locale versi in una condizione di debolezza
strutturale e come un budget limitato non possa rispondere alle diversificate
situazioni di bisogno. «La giunta -
commenta Stefano Mannelli, presidente provinciale delle Acli, - ha spiegato come l’emergenza sociale non sia
legata alla presenza del dormitorio e come vi sia una fascia di disagio sociale
che per varie motivazioni rifiuta percorsi di recupero. Ciò non significa che
non possa essere migliorato un servizio di assistenza che, nei mesi di
apertura, ha dimostrato di funzionare e di essere realmente utile per fornire
un riparo a tante situazioni di disperazione. La situazione sociale di Arezzo
sta cambiando e sta aumentando il numero delle emergenze: se aprire il
dormitorio per tutto l’anno può essere impensabile, quanto meno chiediamo di
attivarlo già dal mese di novembre, prima dell’arrivo del vero freddo».
Arezzo,
mercoledì 24 ottobre 2018
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