AREZZO
– Dopo mesi di
silenzio, Daniele Bracciali fa chiarezza sulle tante inesattezze e sulle
falsità circolate negli ultimi mesi sul suo conto. Il tennista aretino ha
deciso di rilasciare le sue prime dichiarazioni ufficiali alla vigilia del
primo grado del processo sportivo che, da venerdì 24 aprile, vedrà la sua
vicenda sottoposta al tribunale federale della Fit. In quell'occasione,
Bracciali dovrà dimostrare la propria innocenza rispondendo all'accusa di aver
alterato il risultato un incontro disputato a Barcellona nel 2011, in cui
avrebbe fatto da mediatore tra uno scommettitore e i giocatori in campo. «Nego nella maniera più assoluta di esser
stato coinvolto in partite truccate o scommesse - spiega il tennista. - In tutta questa situazione mi è stato
contestato solo ed esclusivamente l'esito di un incontro, mentre nei mesi
scorsi nella stampa di tutta Italia sono stato oggetto di tante altre falsità.
Non ho mai incontrato personaggi malavitosi, non ho mai partecipato a scambi di
denaro, non ho mai messo in atto alcuna combine: sono stato protagonista di
tante vicende da cui, in realtà, sono totalmente estraneo».
Per quanto riguarda la partita di
Barcellona, il nodo della questione sono le intercettazioni di computer e
telefoni in cui il commercialista bolognese Bruni sosteneva il ruolo di
Bracciali nel truccare il match tra Starace e Gimeno-Traver.
In tutta questa storia, Bracciali ha
potuto contare sull'appoggio del tennis aretino che gli ha dimostrato
solidarietà e vicinanza e, a testimonianza di ciò, domenica scenderà in campo
con il Ct Giotto nel primo turno di serie B. Nel frattempo, lo scorso 12 aprile
ha trovato nuova gioia e serenità dalla nascita del suo primogenito Niccolò. «Sono deluso perché ho sempre dato il massimo
per il tennis e per l'Italia - conclude, - ma i vertici federali mi hanno isolato e mi hanno girato le spalle.
Ringrazio invece Arezzo, dove mi conoscono e sanno chi sono realmente, perché
qui ho sempre continuato a sentire l'affetto dei miei concittadini: ora le mie
priorità saranno di difendermi e di pensare alla famiglia».
Arezzo,
mercoledì 22 aprile 2014
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