AREZZO – La problematica dell'amianto nel territorio
comunale è venuta alla luce con il maltempo di mercoledì, evidenziando la
gravità di una situazione che da anni necessitava in città di una decisa e
seria azione di bonifica. A sostenerlo sono i Popolari per Arezzo che, già nel
dicembre 2014, si rivolsero alla precedente amministrazione comunale chiedendo
un intervento per liberare la città dall'eternit, il "minerale
diabolico" definito mortale dalla ricerca medico-scientifica e messo al
bando nel 2000 dall'Unione Europea. Due anni fa, i Popolari per Arezzo
giustificarono questa proposta scrivendo del rischio di "fenomeni meteorologici violenti come le
trombe d'aria che, in pochi minuti, rendono pericolose le strutture in eternit
non ancora messe in sicurezza", mentre ora si potrebbe verificare un
nuovo problema: il ritorno del caldo che renderebbe ancor più pericolose le
polveri sparse per la città.
Nonostante tale pericolo per la salute
pubblica, l'esortazione è rimasta inascoltata e l'amministrazione non ha mai
attivato una forte politica di gestione e di rimozione dell'amianto esistente
per tutelare la salute dei cittadini e per prevenire eventuali problematiche
come quelle dei giorni scorsi.
L'esposizione all'amianto continua ancora oggi
ad essere presente nel territorio aretino in materiali di rivestimento,
condutture idriche, vecchi serbatoi dell'acqua, tetti di edifici pubblici e
privati, discariche a cielo aperto e manufatti rurali. I Popolari per Arezzo
rilanciano dunque la proposta di prevedere una collaborazione tra
amministrazione, Asl e Arpat per avviare una laboriosa ma obbligatoria opera di
censimento delle strutture contenenti ancora eternit, iniziando dagli edifici
pubblici per passare poi ai privati. «Per
velocizzare questa pratica - ricorda il presidente Andrea Gallorini, - avevamo proposto il coinvolgimento degli
stessi cittadini attraverso azioni di informazione, sensibilizzazione e
collaborazione. La predisposizione di una mail o l'attivazione di un apposito
numero telefonico, seguiti da un'efficace campagna di comunicazione, permetterebbero
infatti di auto-notificare le singole posizioni e di integrare le doverose
rilevazioni avviate dalle istituzioni». Questa prima azione deve essere
seguita da un'attenta opera di valutazione e di monitoraggio tecnico sul grado
di usura delle singole strutture, operando secondo una logica che assicuri la
precedenza a tutti gli ambienti di vita e di lavoro umano. Il Comune, da parte
sua, dovrà invece assumere l'onere di aiutare dal punto di vista burocratico e
logistico tutti quei cittadini intenzionati a sanare le loro strutture,
garantendo così un'importante forma di prevenzione per altri bruschi
cambiamenti metereologici.
Arezzo, sabato 16 luglio 2016
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