AREZZO
– La ripubblicizzazione del servizio idrico non può passare dall’ingresso di
Estra in un futuro assetto societario di Nuove Acque. A sostenerlo sono Acli e
Arci di Arezzo che esprimono dubbi rispetto all’ipotesi di un coinvolgimento della
multi-utility di energia e gas che, avendo un profilo necessariamente orientato
alle logiche di mercato e procedendo verso la quotazione in borsa, andrebbe in
direzione opposta rispetto al principio dell’acqua come bene necessario per
tutti. Le due associazioni ricordano come il peso attuale del Comune di Arezzo
all’interno di Estra sia limitato e, di conseguenza, come questo passaggio
limiterebbe ulteriormente anche l’impatto pubblico su Nuove Acque.
«Pubblica o meno - spiegano Stefano
Mannelli e Stefano Gasperini, presidenti rispettivamente di Acli e Arci, - la gestione della rete idrica deve essere
intesa come un servizio orientato al bene dei cittadini, mentre un’azienda sarebbe
protesa alle dinamiche del mercato e ai dividendi. Al Comitato Acqua Pubblica rivolgiamo
dunque un invito a valutare attentamente i risvolti del possibile ingresso di
Estra».
Le stesse Acli, negli ultimi anni, hanno spesso
richiesto una maggior trasparenza a Nuove Acque senza ottenere risposte, mentre
nel frattempo è emersa l’incapacità del soggetto gestore nel restituire i
finanziamenti ottenuti dalle banche entro i termini previsti, procedendo al
contrario a sempre maggiori aumenti in bolletta e alla realizzazione di
profitti da spartire tra i soci. Alla luce di tale situazione e dei nuovi
rincari, Acli e Arci lamentano l’assenza di un reale e lungimirante progetto
politico nei confronti di Nuove Acque. Trattandosi di una concessione di
venticinque anni ormai prossima alla scadenza, le due associazioni ritengono
che sarebbe stato doveroso per la giunta Ghinelli muoversi in anticipo per
progettare una reale ripubblicizzazione del servizio, con un piano industriale
in grado di prevedere risorse economiche necessarie alla restituzione al socio
privato della caparra, attraverso un accantonamento dei dividendi, la
sostenibilità dei piani di finanziamento e una generale riorganizzazione dei
servizi. In attesa di un progetto di ripubblicizzazione, inoltre, si rende
doveroso prevedere controlli più efficaci e incisivi della parte pubblica
sull'operato del soggetto privato. «La
pubblicizzazione del servizio idrico - aggiungono Mannelli e Gasperini, - non può essere camuffata dall’ingresso di
una multi-utility che, ovviamente, è orientata al profitto. Nell’interesse di
tutti i cittadini, occorre una proposta orientata a stabilire una governance
che possa scongiurare piani tariffari esosi, incontrollabili e di difficile
interpretazione per i cittadini utenti».
Arezzo,
venerdì 5 gennaio 2018
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