AREZZO
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Il Giorno della Memoria deve essere un'occasione di riflessione per
responsabilizzare le nuove generazioni. L'invito giunge dalle Acli provinciali
di Arezzo che ribadiscono come questa data, ricordo della tragedia
dell'olocausto nell'anniversario della liberazione del campo di concentramento di
Auschwitz, rappresenti uno dei momenti più importanti per alimentare nei
giovani la cultura della conoscenza e per non dimenticare una delle pagine più
buie della storia dell'umanità. La testimonianza dello sterminio non è infatti
solo un doveroso ricordo dei sessantasette ebrei deportati dai territori aretini
e dei milioni di persone offese e trucidate nel tragico periodo dal 1943 al
1945, ma deve essere vissuta in modo costruttivo per guardare al futuro e per
riflettere sui temi dei diritti umani, della pace, del valore della vita e
della centralità della persona.
«In un'epoca
segnata dalla fretta di vivere il presente - spiega il presidente Stefano
Mannelli, - dimentichiamo troppo spesso
il passato, denotando scarsa attenzione a comportamenti e scelte lungimiranti:
in questa situazione, diventa ancor più importante lavorare per rafforzare la
cultura del ricordo. La shoah è stata emarginazione, persecuzione e
deportazione dei popoli, dunque questo Giorno della Memoria aiuta a riflettere
su violenza, razzismo, intolleranza e totalitarismo, con la consapevolezza che
anche oggi in molte aree del mondo sopravvive il seme della brutalità umana».
Gesti di violenza, mancanza di rispetto verso il prossimo, disattenzione nei
confronti dei più deboli e delle fragilità, negazione dei diritti, discriminazioni
per ragioni di religione, di razza, di genere e di condizione nei regimi
antidemocratici: tutto questo rappresenta un ostacolo da abbattere per
raggiungere una reale libertà individuale e collettiva. Per questo motivo, in
occasione del Giorno della Memoria, le Acli aretine affidano il futuro nelle
mani delle nuove generazioni. La conoscenza della storia, il ricordo di quelle
tragedie e la barbarie dello sterminio di massa possono infatti essere
strumenti per rafforzare e per distinguere la differenza tra il buio e la luce,
la paura e la speranza, la vita e la morte. «Abbiamo un forte ruolo educativo nei confronti delle nuove generazione
- aggiunge Mannelli. - Con le nostre
parole e i nostri comportamenti possiamo infatti insegnare gli obiettivi e le
priorità che una società libera e democratica deve prefiggersi».
Arezzo, lunedì 26 gennaio 2015
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