AREZZO – La povertà e i luoghi abbandonati di
Arezzo sono raccontati in un percorso fotografico diffuso per tutta la città.
Dieci immagini, tratte da un reportage ben più ampio dal titolo "Vite
Sparse" curato dal giovane fotografo Massimo Soletti, saranno in mostra
come manifesti da lunedì 5 giugno in trenta luoghi cittadini, configurando
un'inedita forma di narrazione e di documentazione in cui sarà possibile
imbattersi semplicemente passeggiando o guidando per Arezzo. Il progetto avrà infatti
la particolarità di non essere limitato tra quattro mura ma di svilupparsi
attraverso spazi tradizionalmente votati alla pubblicità, rendendoli un più
nobile strumento per lanciare un messaggio sociale e politico attraverso
immagini affisse dal centro cittadino (via Michelangelo e via Leone Leoni) alle
periferie.
L'iniziativa, sostenuta dai Popolari per Arezzo, attinge da
un precedente lavoro di Soletti che ha deciso di percorrere il territorio
comunale per documentarne le aree abbandonate e degradate che custodiscono e
raccontano storie di emarginazione e di disagio. Le immagini tenteranno di
condurre lo spettatore attraverso i luoghi abitati dai senza fissa dimora, le
loro condizioni e i loro contesti, ripercorrendo anche i cosiddetti
"non-luoghi" aretini, cioè alcuni dei tanti edifici abbandonati che
oggi hanno perso il loro impiego e la loro destinazione di origine. «La modalità di esposizione di queste
immagini, alcune dirette e altre simboliche, vuole affrontare un importante
tema sociale in maniera non convenzionale - commenta Soletti. - Le fotografie non hanno come soggetto la
figura umana ma le condizioni delle vite di molte persone e i luoghi della
città in stato di abbandono».
Il progetto di Soletti ha trovato l'appoggio dei Popolari
per Arezzo che, da sempre attenti alle problematiche sociali, hanno deciso di
sostenere e accompagnare "Vite sparse". Il tema della mostra,
infatti, è ritenuto in linea con questioni politiche cittadine all'ordine del
giorno, come la chiusura del dormitorio per senza tetto o la necessità di
recuperare alcune aree cittadine come quella della ex Lebole. «Il percorso - commenta il presidente
Andrea Gallorini, - ha la particolarità
di parlare di politica utilizzando un linguaggio nuovo come la fotografia e un
canale inedito come il manifesto pubblicitario che diventano strumenti per
invitare ad una seria e rinnovata riflessione su alcune problematiche sociali
che interessano la città».
Arezzo,
venerdì 2 giugno 2017
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